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sabato, Settembre 21, 2024
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Vescovo Cassano: vicino alla protesta dei dipendenti del Consorzio di bonifica

“Non siete soli: sono queste le prime parole che desidero vi giungano nelle ore, infinite e dolorose, che dipingono un palcoscenico temporale in cui lottate, con la forza della disperazione e la caparbietà della ragione, per il riconoscimento di un vostro legittimo diritto”. E’ quanto afferma il vescovo di Cassano allo Ionio mons. Francesco Savino in una lettera inviata ai lavoratori del Consorzio di bonifica di Trebisacce che da diversi da diversi giorni stanno protestando, incatenati al cancello d’ingresso della struttura consortile, per chiedere le sei mensilità che vantano. “Se pur fisicamente lontano per qualche giorno dalla mia amata Diocesi di Cassano, impossibilitato nell’essere al vostro fianco e di stringermi a voi – aggiunge il presule – seguo, con trepidazione ed empatia, la vostra protesta. Con sgomento, nel vedervi incatenati ai cancelli del vostro luogo di lavoro, penso all’ossimoro concettuale che questa complessa e paradossale situazione sta generando. Se da un lato le catene sono il simbolo della prigionia, della sottomissione, della sconfitta della più intima natura dell’uomo, dall’altro lato il lavoro è libertà, dignità, affermazione di un concetto semplice e potente: l’uomo cura il mondo anche attraverso il proprio lavoro, mondo che gli è stato donato da Dio. Con la propria opera l’uomo lo rende un posto migliore, si prende cura del suo simile, della natura, della terra, contribuisce a rendere il creato fruttifero di nuove meraviglie. Mi chiedo: come può tutto ciò non essere rispettato? Come è possibile punire il lavoro con l’indifferenza, mortificare il giusto con la superficialità organizzativa che porta a non retribuire per mesi padri di famiglia, a fronte di un diritto maturato e riconosciuto? Papa Francesco quando ha parlato di lavoro l’ha definito una priorità umana, e quindi cristiana”. “Partendo da questa verità – sostiene ancora mons. Savino – il vescovo della diocesi di Cassano chiede verità. Chiede che chi è deputato a dare risposte non taccia, non temporeggi, non attenda ulteriormente, non nasconda pensiero e parola dietro l’opportunismo e l’opportunità dell’ignavia. Chiede che questo sia il tempo della responsabilità, perché è solo attraverso il riconoscimento della verità che il senso di responsabilità riesce a far germogliare, sarà possibile esercitare giustizia e restituire pace ai cuori di uomini, donne, bambini, di famiglie figlie di Dio, cioè colui che è stato il primo dei lavoratori e che nel lavoro trova importante manifestazione della propria essenza. Presto sarò tra voi e con voi. Vi rivolgo una preghiera: non cedete alla disperazione. Non abbandonate la speranza di giustizia, non indugiate nel timore dell’arrivo dello spettro di un’ineluttabilità che mente a voi stessi e ai vostri cuori. Nessuno può lottare al vostro posto, ma non dovrete lottare da soli”.

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